Chi è salito per la prima volta su questa Cima? Chi ha percorso per la prima volta questo passo? Questa forcella da chi prende il nome?...
Eccomi qua, reduce da una discesa affrontata in modo poco intelligente.
I piedi colmi di vesciche da 10 giorni. Se penso che fino a pochi giorni fa anche indossare un paio di infradito mi faceva vedere le stelle! Ora finalmente riesco a camminare e ad infilare le scarpe. Non ce la faccio più a stare ferma, devo assolutamente riprendere a camminare.
Decido che la prossima meta sarà il ghiacciaio della Fradusta, sull’altopiano di San Martino. Mi sveglio alle 7, e alle 8.30 sono già su con la Funivia. Il macchinista dell’impianto mi chiede quale sia la mia destinazione. Rispondo: “la Fradusta”, e lui di rimando replica: “con quelle scarpe?!”, e io gli rispondo che sono le uniche che sono in grado di indossare. Effettivamente non sono per niente adatte, sono delle semplici scarpe da ginnastica. Ma ho il piede fermo, non avrò problemi mi dico.
Parto dopo un rapido, ma energizzante sguardo verso la distesa di cime che posso distintamente riconoscere laggiù dove è sorto il sole. Sono tantissime, d’altronde mi trovo a 2700 metri. Sulla mia strada non c’è anima viva, proseguo sola. Osservo con attenzione i segnavia, non vorrei perdermi. Davanti ho due ragazze con quello che mi sembra essere il loro papà o una guida, non riesco a capire. Lo scopro presto, quando dopo pochi metri io e le ragazze cominciamo a chiacchierare. Direi che ho indovinato: è il loro papà ed è una guida! Anche loro stanno andando verso la Fradusta, così proseguiamo assieme.
Il motivo che mi ha spinta quassù è vedere il ghiacciaio prima della sua scomparsa. Si dice infatti che tra qualche anno non sarà più visibile. Un tempo era il secondo ghiacciaio per estensione dopo la Marmolada. Ma dal 1900 a oggi la sua superficie si è ridotta di oltre il 95%, passando da 200 a 3 ettari di estensione. È alimentato quasi esclusivamente da precipitazioni nevose, e a causare la sua diminuzione sono i cambiamenti climatici. Inoltre, la rottura in due parti del ghiacciaio nell’estate del 2003 ne ha accelerato l’arretramento.
Il sentiero sull’altopiano è tutto un saliscendi. Non capisci mai cosa ti si presenterà di magico oltrepassando una roccia. È un incanto che ti meraviglia continuamente… E all’improvviso eccolo, il ghiacciato si presenta davanti a me!
Vengo colpita immediatamente dalla forma della montagna: alta e lunga, con una parete ai miei occhi quasi piatta. Si può osservare l’ondulazione delle rocce erose dal ghiaccio da cui erano ricoperte. Del ghiacciaio, purtroppo, rimane poco: una fascia nella parte centrale in alto, appena sotto la cima. Il colore varia dal bianco all’azzurro e dall’azzurro al grigio. Più a valle, il lago Fradusta dalle tinte verdeggianti. Contrasti che mi lasciano incantata. Credo di essere arrivata, mi sento già appagata, invece no, la guida con le figlie mi invita a salire fino in cima. Mi invogliano dicendomi che da lassù ci sarà uno spettacolo che difficilmente dimenticherò. Continuo così il mio percorso con loro. I piedi stanno bene, le gambe anche, ma il respiro si fa più corto. L’avvicinamento ai circa 3000 metri si fa sentire pesantemente. E quando credo di non aver più le forze mi dicono che ci siamo. Volgo il mio sguardo a sinistra e non credo ai miei occhi: sorprendentemente distinguo Venezia! Si scorge la laguna, non posso sbagliarmi, ma per sicurezza chiedo conferma.
Era questo il meraviglioso, alquanto inaspettato spettacolo di cui mi parlava. E penso e dico a voce alta, un po’ emozionata: “Grazie, mi sento molto fortunata! Sto assistendo al migliore degli spettacoli, seduta in prima fila!”.
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