Le idee migliori nascono sempre un po’ per caso, a volte anche all’improvviso, e anche stavolta è andata così.
Mi trovo in vacanza a San Martino con la mia famiglia: io, mia moglie, mia figlia di 10 anni e mio figlio di 12.
Mio figlio è appassionato di storia, così decidiamo di intraprendere il sentiero del Barone Von Lesser. Il 702, numero del sentiero, è molto panoramico, e ha sulle sue spalle una grande storia. Ogni sentiero è dotato in qualche modo di vita propria, e quello del sentiero 702 nasce dal volere di Von Lesser, il barone di Lipsia che lo fece costruire tra il 1905 e il 1914 affidando il lavoro a Giovanni Secco, per un compenso di ben 5850 corone, una cifra molto alta per l’epoca: le malelingue affermano che Secco studiò un lunghissimo percorso proprio per essere ben pagato.
L’incontestabile bellezza della Pala di San Martino, incarnazione nella roccia della forma evocata dal toponimo “pala”, con le sue linee eleganti che si innalzano verso il cielo, l’ha resa per anni una delle cime più corteggiate dagli alpinisti. Tutti i pionieri delle Pale, infatti, avevano almeno desiderato di conquistare questa torre sublime. Tuttavia, bisogna attendere il 13 luglio 1878, quando i viennesi Julius Meurer e Alfredo Pallavacini, dopo un’intera settimana di tentativi, riescono a completare l’assalto decisivo alla vetta. Erano accompagnati dalle guide Santo Siorpaes, Arcangelo Dimai, e dal tuttofare dell’albergo in cui alloggiavano, un personaggio destinato a diventare presto la prima delle grandi Guide Alpine di San Martino e una delle più celebri delle Dolomiti: il giovane Michele Bettega. Il 24 luglio 1920, invece, fu inaugurata quella che sarebbe diventata la via più famosa della Pala di San Martino: il Gran Pilastro. Questo itinerario, aperto da Gunther Langes e Erwin Merlet, rimane ancora oggi uno dei più amati del Gruppo delle Pale.
Incuriositi guardammo il bel libro di vetta. Eravamo la prima cordata sulla cima dopo la guerra. Accuratamente appuntita, la matita aveva atteso sei anni la successiva registrazione, incurante degli sconvolgimenti che il mondo aveva vissuto.
Lo stesso si sviluppa su 1100 metri di dislivello e ha una lunghezza di 10 chilometri complessivi, è privo di grandi pendenze per permettere ai nobili di raggiungere l’altopiano senza fatica. I tornanti presenti sono circa un centinaio, e a metà percorso si incontra una breve galleria molto scenografica. Due sono i punti particolarmente panoramici: Col dei Bechi e Col delle Fede, ma ne parlerò in seguito. Partiamo dalla Cabinovia Colverde e imbocchiamo la strada a destra che porta verso la Val di Roda. Dopo appena 30 minuti, giunti al bivio, giriamo a sinistra e iniziamo il nostro viaggio spazio-temporale. Mio figlio studia incuriosito il percorso. Si catapulta nel passato e si immedesima a volte nei nobili che lo risalivano, a volte in Secco che lo progettava e lo costruiva. Io ovviamente ricopro il ruolo di aiutante in entrambi i casi: potermi comandare lo diverte molto! Tanto basta per salire senza lamentarsi. Due tornanti sotto a noi, sento mia moglie che parla con mia figlia.
Le sta raccontando che a breve raggiungeremo il Col dei Bechi, dove sono ancora presenti i ruderi di un rifugio che in passato ha ospitato per la notte una principessa straniera salita per questa stessa strada. Evita intelligentemente di raccontare che in seguito la regale figura fu trasportata con una portantina da dei locali volenterosi fino alla cima…non vorrei mai che a me e mia moglie toccasse lo stesso trattamento!
Superata la galleria, dopo un po’ raggiungiamo il Col dei Bechi, una piccola terrazza verdeggiante in cui soffermarsi ad osservare il panorama. Una sosta qui è obbligata. Mia figlia sogna di essere la principessa e mio figlio guarda in lontananza il Lagorai, luogo di guerra in passato. Distese di stelle alpine segnano la via da seguire. Gli scenari mutano continuamente. La visuale si apre a poco a poco. I ragazzi sono entusiasti e noi con loro. Continuiamo a salire fino ad arrivare al Col delle Fede, un prato colorato da fiori gialli nel periodo estivo: un altro posto dove fermarsi a osservare il vasto orizzonte che si posa sulla valle e sulle Pale. Da qui si possono ammirare le enormi pareti, così vicine, da sembrare ancora più maestose: la Rosetta, il Cusiglio, la Cima di Ball, i campanili di Val di Roda, i campanili della Val Pradidali. Arrivati al bivio ci si trova proprio sotto l’imponente Pala di San Martino, si può girare a destra verso il passo di Ball e la Val Pradidali o a sinistra verso il rifugio Pedrotti e la Funivia della Rosetta.
Noi decidiamo di fermarci e riposare per un breve ristoro. Approfondire le proprie conoscenze e, in questo caso salire divertendosi, ha sempre come naturale conseguenza un arricchimento interiore. Credo che questa giornata resterà nella memoria dei miei figli a vita e anche nella mia.
Le idee migliori nascono sempre un po’ per caso, a volte anche all’improvviso, e anche stavolta è andata così.
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